Ci sono parole che, decontestualizzate – e “stiracchiate” nella loro declinazione d’accento e di pronuncia -, esprimono significati anche diametralmente opposti.

Così per légame (plurale légami, sostantivo), che esprime una unione non necessariamente fisica e continuativa (si usa, in quel caso, il termine relazione), una unione spirituale fondata su immaterialità e intensità di sentimento, identificazione, connessione valoriale, ispirazione e pratica dell’affidamento, dell’adesione alla idealità, all’idea di vita e di futuro. È il contrario dell’essere legàti, costretti, presi e vincolati, reclusi.

L’avere un légame è, quindi, prima di tutto essenza, è uno stato di coscienza. È il légame che ci induce e sostiene nei comportamenti, nell’azione, finanche nel sogno. Allora non un sogno individuale, ma condiviso.

È il légame che ci fa sentire liberi e uniti, vicini anche se lontani, presenti a noi stessi e ad altri.

È il légame che ci libera e ci affranca, è quello che ci slega ma ineluttabilmente ci unisce tra simili.

Due

Abbiamo due légami che possiamo raccontare, distinti ma intrecciati e composti tra loro. Due légami che consolidano l’agire quotidiano, sapendo che siamo costruttori e che la visione di futuro che ci accomuna fa sintesi dei légami personali e intimi con i quali alimentiamo il nostro vivere quotidiano.

Vediamo una Sardegna diversa: il Paesaggio, i luoghi, finanche i silenzi sono dentro di noi. La respiriamo e viviamo quotidianamente, tanto come residenti quanto come Cittadini che ora sono impegnati altrove. Il légame è forte, ci riconosciamo a vicenda quando, anche nei tavoli nazionali che frequentiamo per lavoro, ci identifichiamo sull’idea di futuro e sulla volontà di condividere l’impegno e propagare.

Vediamo una Comunità diversa: la pratichiamo, condividendo quotidiano e progetti di futuro. Aderiamo al fare che in ogni Paese impegna ancora chi rifiuta l’oblio e si propone costruttore. Il légame è forte, ci riconosciamo a vicenda quando, anche nel guardare dimore antiche e davanzali in pietra, non vediamo passato ma prossimo futuro. Dove altri vedono abbandono, noi vediamo possibilità di qualificazione e rilancio internazionale.

Vorrei usare l’architettura per creare legami tra le persone che vivono nelle città, e anche usarla per recuperare le comunità che esistevano in ogni singola città.”

Toyo Ito

Celebrare

Nei giorni scorsi abbiamo rinnovato, in molte parti di Sardegna, uno dei momenti più forti e sentiti del nostro recente passato (e, per noi, del presente), celebrando il salto del fuoco nella notte di S. Giovanni.

Con quel triplice salto, tenuti per mano, superando fuoco e brace, si consacra la scelta di lealtà, di impegno reciproco, di solidale condivisione di sorti e di futuro.  

Il detto “San Giovanni non vuole inganni” è collegato all’usanza del comparatico, che è quel vincolo di quasi parentela spirituale che lega compari e comari di S Giovanni al pari se non oltre il vincolo per battesimo e figliocci, ma anche compari e comari di matrimonio e i due sposi.  

Si suggella nel salto il patto dell’essere presenti, sempre, a sé stessi ed ai vincoli di compària. La compària di S. Giovanni, la più importante e vincolante della nostra storia di Comunità.

Non solo “San Giovanni non vuole inganni”: a San Giovanni Battista è legato un altro modo di dire abbastanza celebre: “arrivare dopo i fuochi”. Con questa espressione si intende dire arrivare troppo tardi, a cose fatte, quando è tutto finito e la nostra presenza non ha più un senso o, per estensione, essere poco svegli, non capire le cose al volo, non cogliere le allusioni.

Noi, tanti, arriviamo prima dei fuochi, anzi siamo fuoco, così come pietra e acqua, Un salto laico, ancestrale, fondato sulla volontà di condividere sorti di fortuna e di sostegno nella disgrazia, costruito per celebrare il “siamo” che garantisce “per te ci sono, per me ci sei”, sul quale si fonda la forza per affrontare il futuro incerto e non sempre benevolo.

Testimoniare

Abbiamo, in Sardegna, spazi e silenzi ricchi di colori, profumi, sensazioni e molta. Molta luce negli occhi. È ancora quella luce primordiale, atavica, capace di farti avanzare e di resistere, sapendo che non abbiamo bisogno dell’effimero per testimoniare la nostra esistenza. Abbiamo una realtà sociale che ancora oggi, in tempi nefasti, testimonia la presenza positiva, volenterosa, generosa dello spirito di Comunità disperso altrove.

“Io credo nel rosa. Io credo nel baciare, baciare un sacco. Io credo che ridere sia il modo migliore per bruciare calorie. Io credo nell’essere forti quando tutto sembra andare male.

Io credo che le ragazze felici siano le più carine, Io credo che domani sarà un altro giorno.

Ed io credo nei miracoli.”

Audrey Hepburn

Abbiamo giovani che identificano le radici che uniscono e sostengono le fronde che salgono e si aprono, si propongono al sole. È fondamentale il loro ruolo, portatori di energia e visione di futuro ben salda su ciò che possiamo essere ancora.

È determinante “serrare le fila” per guardare negli occhi anche il tempo presente che non è uguale a quelli conosciuti: è mutevole e avido, è dominato da chi non considera la nostra esistenza e partecipazione.

Per questo i légami si intrecciano e sviluppano tra le vecchie e le nuove generazioni, tra il passato e l’idea di futuro, tra la Terra e le Comunità che la vivono.

Acquista cosa nella tua gioventù, che ristori il danno della tua vecchiezza. E se tu intendi la vecchiezza aver per suo cibo la sapienza, adoprati in tal moda in gioventù, che a tal vecchiezza non manchi il nutrimento.”

Leonardo da Vinci

In queste settimane stiamo completando numerosi interventi nei Comuni dell’Isola. Dal mese di settembre avranno luogo le inaugurazioni di progetti PSL, Invest In e Living In, per 5 comuni che hanno completato il percorso. Vedere sarà più efficace che dire cosa si deve fare, come si deve fare. Perché si deve fare.

Allora, Ri

Quando scriviamo, anche semplicemente per Riabitare la Sardegna, ci sentiamo abbastanza spesso dire “grazie per averlo scritto”…“perché lo penso anche io”… “perché anche noi crediamo che”… “perché è quello che bisogna avere il coraggio di fare”. Tutto questo ci gratifica e ci determina perché anche poche righe possono accarezzare e sostenere l’idea di tanti.

Con questi pensieri si alimenta il légame ideale con tanta parte di amiche e amici (Sardi di nascita o Sardi per scelta) che guardano il presente con la consapevolezza di chi non ha abdicato all’idea che tutto è ineluttabile e scritto. Con questi pensieri si alimenta il légame e l’azione di chi ha deciso che guardare negli occhi la difficoltà è il modo esatto per capire come fare a rimuoverla. Perché così ragiona chi aspira a costruire il futuro possibile.

Il légame è vita e propaga relazione e azione fondate sulla Sapienza, la Bellezza e la Forza.

“Questo racconto non deve essere messo da parte con gentilezza, ma lanciato con grande forza.”

Dorothy Parker

Nelle prossime settimane daremo indicazione del calendario degli eventi di settembre, con numerose attività territoriali: potremo godere di quanto tanti Comuni e Comunità stanno realizzando convinti che il futuro non è scritto e non lo lasciamo scrivere ad altri.

FOLLOW US

#riabitarelasardegna

370 1424229

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *