Ieri, pensando a quanta strada fatta, a quante persone si stanno attivando, a quante attività e progetti sono in conclusione, in esercizio o prossimi all’inaugurazione, abbiamo scherzato con i compagni di viaggio sulla principessa desiderata nella Turandot, una celebre aria per tenore dell’opera lirica incompiuta di Giacomo Puccini. Non c’è persona che non si sia emozionata, (più che alla storia, talvolta sconosciuta), sentendo il canto d’attesa del principe che, risolti i tre enigmi e sconfitta la morte, attende l’alba per finalmente prendere in moglie la principessa. Attendendo il passare della notte, proclama … all’alba vincerò, vincerò, vinceeroooò.

Principessa

La Sardegna è grande e ogni giorno ci sorprende. Ventiquattromila chilometri quadrati di bellezza, di passione, di colori. Comunità arcaiche e ricche, in potenza, di risorse e valori che spesso sono maggiormente visibili a chi ha visto l’altrove, a chi ha provato cosa esiste di buono e meno buono nella terra di altri. Talvolta la ricchezza è poco visibile a chi è rimasto sempre nei luoghi nei quali l’inerzia rischia di sconfiggere l’azione.

Pensavamo ai tre enigmi che i pretendenti alla mano della principessa erano chiamati a risolvere. Pensavamo che per risollevare le sorti di una intera regione (la nostra amata principessa)  gli enigmi da risolvere sono più di tre, ma noi siamo comunque in tanti e tante.

Pensavamo che “presi” singolarmente gli enigmi sono risolvibili, ma il problema nasce quando manca il coraggio e la volontà di affrontarli e risolverli. Il problema è radicato nel fatto che, così come vanno le cose, comunque c’è una parte di regione che dorme, che conferma il suo “stare bene” in una “zona di confort”, segnata dal rintocco lento dell’abitudine, del 27, della lagnanza.

Le burocrazie, le posizioni di comodo, tutti coloro che non possono affrontare il confronto del cambiamento, dell’innovazione, dell’apertura al mondo mantenendo forte e fiera la componente identitaria, vogliono che l’alba non arrivi mai. E che la sottomissione culturale e comportamentale procrastini se stessa.

Svegliarsi e Vedere

La prima necessità per iniziare a costruire. Vedere il futuro possibile, personale e di Comunità, per definire e condividere progetti e azioni. Vedere è una condizione fondamentale per superare lo sterile racconto, che ci perseguita da decenni, di quello che si potrebbe fare, di quanto si sarebbe dovuto fare prima, di quanto gli altri dovrebbero fare. Vedere è la condizione per portarsi in una condizione di grazia operativa. Dal vedere al fare, senza passare per il dire, raggiungendo una condizione di favore che impegna le persone di buona volontà a costruire facendo.

Non è  necessario rinunciare al passato per entrare nel futuro. Quando si cambiano le cose non è necessario perderle.

John Cage

Lo sviluppo, il cambiamento, la costruzione di futuro funziona così.  È necessario essere svegli, consapevoli e… vedere.

Frequentare e vivere

Per muoverci in tutti i luoghi nei quali aiutiamo a costruire l’idea di futuro di piccole-grandi Comunità che non mollano mai, per godere di ogni momento e per sentire che stiamo partecipando da protagonisti alla costruzione di qualcosa di più e di diverso, c’è bisogno di correre (metaforicamente) e di non dare tempo al tempo.

Iniziamo a chiedere ai tanti esperti dello sviluppo ed ai tanti relatori che frequentano le sale convegni prima ancora che i Paesi, quanti progetti da loro pensati sono stati realmente realizzati e quanti denari e risorse proprie hanno investito per la realizzazione di quanto hanno teorizzato. Le risposte daranno anche la cifra della disponibilità che avremo ad ascoltare.

Continuiamo a selezionare ciò che merita impegno e dedizione perché reale sviluppo, preferendolo rispetto al panem et circenses tipico dei “progetti non progetti” e delle egemonie del degrado.

Il viaggio serale da una Comunità all’altra di Sardegna è qualcosa di magico, è come attraversare un Continente che non smette di stupire e manifestarsi in tutta la sua grandezza. Ci accompagna spesso la musica che fa da colonna sonora alle decine di progetti di sviluppo locale già attivi.

Certe notti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai. Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei..

Luciano Riccardo Ligabue

Giovani presenze

Stasera, più di altre sere, i pensieri si rincorrono e costruiscono scenari di relazione e integrazione. Da metà maggio ospiteremo operatori di tre diverse nazionalità che vengono in Sardegna per investire e fermarsi. Ma riflettiamo su cosa possiamo ancora fare per costruire futuro. Riflettiamo su come possiamo ingaggiare la buona sorte, quella che aiuta gli audaci e che non si lagna di ciò che gli altri, a partire dalla politica, non fanno.

Pensiamo di avere chiaro che è necessario parlare anche a non sardi, anche a sardi emigrati di seconda e terza generazione che possono portare valore, a giovani stranieri che hanno, anche loro, amato o amano la principessa. Pensiamo di avere chiaro che dobbiamo costruire tanto, se non tutto, perché le nuove generazioni assumono realmente un ruolo da protagoniste, soprattutto nella costruzione dei progetti di investimento.

“Per realizzare grandi cose, non dobbiamo solo agire, ma anche sognare; non solo progettare ma anche credere.”
Anatole France

Ragionare e sostenere progetti che sviluppino soluzioni strutturali, di prospettiva, con investimenti a 3-5 anni, capaci di modificare radicalmente anche il profilo sociale ed economico locale è prioritario. In un mondo che cambia, con radici forti operiamo per crescere e innovare. Il nostro impegno, allora, è per un sostegno totale alla proposta ed alla forza generatrice delle iniziative di giovani che intendono prendere in mano la costruzione di futuro, risolvere gli enigmi e sposare la principessa che, pazientemente, ancora aspetta.

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